E Cesare tirò La sua moneta in aria, Venne croce e disse sì, E si riempì di gloria. Io invece sono stato In piedi tutta notte Per trovare ad una ad una Le mie risposte esatte; E il vecchio col bastone Dalla sua tana uscì, Predisse tutti i "come", Ma non mi disse "chi", E i vecchi han mille, mille, Mille maschere da giovani, Quando spargendo lacrime e medaglie Ti promettono: "Pani e pesci, pesci e pani, Senza trucco vi moltiplico domani" Isabella di Castiglia Per tre notti si concede A chi la piglia; Pani e pesci, pesci e pani, Più son piccoli e più alzano le mani; Non ci casco questa volta, Dite all'ultimo di chiudere la porta. Ad Adua si era in mille, Contro duecento negri, Però la storia dice che Ci siamo ben difesi; "L'Aereo permettendolo" -gridò il capostazione- "finchè sale qualcuno qui Io salvo la nazione". Cornelia coi gioielli Sulla veranda uscì, Dicendo "ecco i miei figli", E il popolo applaudì; Quanto sei bella Roma, Pura eterna e senza scandali Cantano i tuoi balconi Pieni di stivali e sandali: "Pani e pesci, pesci e pani, Fa' una croce e li ricevi già Domani Guarda bene, non è un sogno, Sono proprio come quelli del disegno; Pani e pesci, pesci e pani, Abbi fede, basta un gesto con le mani; Venga avanti chi ne ha voglia, Non tiriamo l'oro fuori della paglia". E l'occhio del padrone, A furia d'ingrassare, Fece ingrassare pure chi Lo stava a contestare: "viviamo per il pubblico, Ma ci chiamiamo Pietro, In cima alle classifiche Ci rivogliamo indietro". "Banale per banale" -Si lamentò Mimì- "Io muoio per amore O, insomma, giù di lì". Ben altri, morte in tanti Senza batter ciglio affrontiamo, Per mantener le sedie A tutti quelli che promettono: "pani e pesci, pesci e pani, Senza trucco vi moltiplico domani". Isabella di Castiglia Per tre notti si concede A chi la piglia; Pani e pesci, pesci e pani, Più son piccoli e più alzano le mani; Non ci casco questa volta, Dite all'ultimo di chiudere la porta.